Sull’Isola del Giglio si scoprono sentieri lontani dall’abitato che portano quasi tutti a terrazzamenti soleggiati, regolari, ma abbandonati alla macchia spontanea mediterranea: sono le coltivazioni di un grande vitigno a uva bianca, l’Ansonica. Le vigne si inerpicano fra mare e cielo, incassate fra rupi sospese, in mezzo ad arbusti rossi, gialli, verdi. Questo tipo di uva assorbe dal terreno arido e scosceso ciò che le consente di vivere, ama il caldo, ma pretende la brezza quasi continua, risparmia energia e acqua limitando il numero delle foglie. È una pianta di piccole dimensioni con grappoli grossi ma dagli acini radi e di forma oblunga, di un bel colore giallo intenso, quasi ambrato, a volte ricoperto da una lieve patina. La sua polpa è succosa, molto zuccherina e per nulla acida.
Ansonica: dove si produce
L’esperienza dei contadini ha escogitato un piccolo ma importante stratagemma per produrre un vino particolarmente ricco di profumi, robusto, asciutto e di gradazione importante: vendemmiano qualche tempo prima del solito. Ed è così che fanno anche i viticoltori siciliani. Perché è soprattutto lì che ha origine l’Ansonica: in Sicilia, lungo le coste o adagiata sulle digradanti colline assolate, spesso argillose o calcaree, zone esposte al caldo e al vento. Ansonica, Ansolia o Inzolia in dialetto siciliano, sono tutti nomi per definire lo stesso vitigno e che nascono dalla stessa radice.
Seppur diffusissima in Sicilia e in pochi altri luoghi d’Italia oltre alla Toscana, pare che l’origine dell’Ansonica sia greca. Questo amato vitigno, dal gusto tipicamente mediterraneo e solare si è diffuso a mano a mano anche in Lazio, in Maremma, all’Argentario, all’Isola d’Elba e in una piccola parte della Sardegna. Molti sono i vini doc queste uve. Da ricordare fra i tanti l’Ansonica Costa dell’Argentario e l’Elba Ansonica; fra i siciliani, il Bianco d’Alcamo, il Delia Nivolelli, il Marsala, il Santa Margherita Belice.
Ansonica: abbinamenti in cucina
L’Ansonica è considerato uno dei vitigni nobili del Meridione. L’invecchiamento di alcuni anni, anche in bottiglia, lo rende migliore, rafforzandone il profumo; una volta stappato sprigiona tutto il suo bouquet caldo, con note di mandorla e noce, poco acido e un sentore di pesca. Il colore è chiaro e brillante, giallo paglierino e dai riflessi verdolini. Il sapore è equilibrato, morbido, armonico e lo si apprezza particolarmente in abbinamento a tutta la gamma di pesci, sia fritti che alla griglia, crostacei e molluschi; è eccelso con le ostriche, con le zuppe di pesce e piatti tipici toscani come, ad esempio, la panzanella o il cacciucco, e piatti tipici sia della costa sia dell’entroterra. Va servito fresco, a una temperatura compresa tra gli 8 e gli 11 gradi.
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