ORIGINARIO DEL DESERTO, CONTIENE IL 93% DI ACQUA E NELLE GIORNATE PIÙ CALDE CI DISSETA CON GUSTO E ALLEGRIA.
di Antonia Pietragrua
Rinfrescante, dissetante, zuccherino. E poi depurante, diuretico, vitaminico, antinfiammatorio, ipocalorico. Soprattutto allegro e conviviale. Le proprietà del cocomero, se si preferisce l’etimologia latina, o anguria, per chi propende per quella greca, sono tantissime e fanno del Cucurbita citrullus un cittadino dell’estate a livello mondiale. Se poi pensiamo che è una pianta originaria del deserto africano del Kalahari, si capisce come la sua polpa dolce e acquosa nelle arsure delle temperature elevate sia sempre apparsa come una specie di prezioso prodigio quasi mitologico. Presso gli antichi Egizi, il cocomero era uno dei cibi da porre nelle tombe dei Faraoni, così come era usanza offrirlo agli ospiti illustri per dissetarli e farli riposare dai lunghi viaggi. La Bibbia racconta che gli Ebrei nel deserto del Sinai rimpiangevano i cocomeri mangiati in Egitto. Introdotto in Europa dagli Arabi, si narra che nel Mille e una notte un astrologo fu colto da allegro stupore quando si accorse di poter ricavare due facce sanguigne di gioia semplicemente tagliando a metà un cocomero. Diderot nella celebre Enciclopedia gli conferì anche facoltà lassative e sembra che il fatto arricchisse soprattutto i fornitori di Versailles. Dal potere ristoratore straordinario, tutto merito del licopene, delle vitamine e dei Sali minerali che contiene, può fare giustizia della sete, dell’affaticamento e della spossatezza estivi.
"Il cocomero maturo al punto giusto deve aver la buccia color verde scuro e se percosso con dei piccoli colpetti delle nocche deve emettere un suono sordo"
Ne basta una sola fetta per trarre beneficio, anche per la ricchezza in citrullina, un amminoacido che assicura l’equilibrio della pressione e una corretta circolazione sanguigna. Ma nei giorni più caldi dell’estate si può seguire piacevolmente “il regime per dimagrare ed epurare l’organismo razionalmente e senza inconvenienti” che il siciliano Enrico Alliata, duca di Salaparuta, ha formulato ai primi del Novecento inserendovi generose porzioni di cocomero: “Il senso di benessere, di leggerezza, di agilità e di buon umore che subito ne provengono portano ad un vero rinnovellamento e ringiovanimento dell’intero essere”. Il cocomero maturo al punto giusto deve aver la buccia color verde scuro e se percosso con dei piccoli colpetti delle nocche deve emettere un suono sordo. Quando lo cercate ricordatevi che in Toscana lo chiamano anche popone e al sud mellone. Tanto per saperlo.