Come ti vesti per Carnevale?

Pubblicato il 20/02/23
Tempo di lettura: 2 minuti

Maschere, costumi, carri allegorici, dolci, coriandoli e stelle filanti per la festa più allegra e colorata dell’anno, amata da tutti i bambini.

di Antonia Pietragrua


Che sia un supereroe, una principessa, una strega, un cavaliere, un animale preistorico o un personaggio del futuro, scegliere la propria maschera e travestirsi è, per i bambini, sempre un gioco meraviglioso. Lo è tutto l’anno, ancora di più a Carnevale.

Vuol dire immaginare, sperimentare, vivere avventure, guardare il mondo da punti di vista diversi e sempre nuovi. Basta poco: qualche vestito usato, qualche scampolo colorato, guanti e cappelli, occhiali vecchi, e tutto quello che può farsi mantello o spada o bacchetta, perché l’ingrediente della magia per i bambini non manca mai.

Dopo anni complicati per l’emergenza pandemica, il Carnevale del 2023 torna nelle piazze, recupera le antiche tradizioni e le veste con la gioia del celebrare insieme una festa che affonda le sue radici nel più profondo folklore del Paese.

Ci sono le maschere della tradizione, ogni regione ha la sua, con Pulcinella, Arlecchino, Brighella, Stenterello, Rugantino, Gianduia, Colombina, Capitan Spaventa e il Dottor Balanzone, per citarne solo alcune. Ci sono le processioni che colorano di costumi, carri e tanta ironia le strade di paesi e città. Così a Venezia, da Piazza San Marco verso campi e campielli, a Viareggio con le sfilate dei carri allegorici, a Putignano, ad Acireale, a Sciacca e a Ivrea, con il corteo storico che sfila per le vie del centro. Ma ogni città, per il periodo di Carnevale e soprattutto il martedì grasso, che cade il 21 febbraio, ha in programma iniziative, spettacoli e divertimento per tutti.

Senza dimenticare le prelibatezze e le golosità. Perché questa è anche la festa dell’abbondanza e dei cibi ricchi e, soprattutto, fritti. Per il suo carattere di piazza, il Carnevale è, infatti, il trionfo dello street food per eccellenza, secondo una tradizione che risale alla Roma antica e all’usanza di preparare le “frictilia”, dolci fritti nel grasso e ricoperti di miele, per festeggiare i saturnali.

Ecco allora le chiacchiere, i tortelli, le gale, i crostoli, le lattughe, gli struffoli, le castagnole, le frappe, le bugie, le zeppole al miele, gli impannucati, le ciambelle, le sabaudas, i baci di carnevale, tutti da servire caldi e croccanti e da consumare in cartocci mentre si fa baldoria in strada. Perché, come scriveva Gianni Rodari: “Viva i coriandoli di Carnevale,/ bombe di carta che non fan male!/Van per le strade in gaia compagnia/i guerrieri dell’allegria:/si sparano in faccia risate/scacciapensieri,/si fanno prigionieri/con le stelle filanti colorate.”