Antiche e maestose, le piante più longeve del nostro Paese sono considerate veri monumenti, testimoni di storie e leggende, simboli di un patrimonio naturale e culturale da scoprire.
di Andrea Begnini
Si parte dall’olivo di San Baltolu di Luras, sulle sponde del lago Liscia in provincia di Sassari, l’albero più antico d’Italia: supera i 4mila anni d’età e ancora oggi ospita sotto i suoi rami e la sua immensa chioma centinaia di pecore al pascolo.
Ecco, poi, il castagno dei Cento Cavalli: patrimonio dell’UNESCO, si erge nel parco dell’Etna, nel comune di Sant’Alfio in provincia di Catania. Le sue dimensioni sono da record: 22 metri di circonferenza del tronco e altrettanti di altezza.
Il cipresso di Vernazza è, invece, l’albero più vecchio della Liguria, e veglia come un campanile sul santuario di Nostra Signora di Reggio a Vernazza, in provincia di La Spezia.
Il fico più antico d’Italia sorge nel comune di Lesignano de’ Bagni, in provincia di Parma: è una pianta ultracentenaria con una chioma di 50 metri di diametro e 7 d’altezza.
Mentre la quercia delle Checche è un’imponente roverella, una quercia comune di 370 anni, che domina la Val d’Orcia nei pressi di Pienza.
L’olivo di Canneto Sabino, in provincia di Rieti, è alto 15 metri con una circonferenza del tronco di 7,2, mentre il pino del Parco Nazionale del Pollino si chiama Italus, ha 1230 anni e svetta a quasi 2mila metri d’altezza tra i costoni rocciosi del Parco in Calabria.
E, ancora, il pino di Lenne, a pochi chilometri da Taranto, è il pino d’Aleppo più antico d’Europa, essendo stato messo a dimora più di 300 anni fa.
Infine, i larici: quelli della Val d’Ultimo, nel Parco Nazionale dello Stelvio, che svettano da oltre 2.200 anni, e quelli della Valmalenco, nel cuore della Valtellina, in cui è stato creato il “sentiero del larice millenario” che conduce a quota 2.160 metri, dove svetta il vecchio albero, tra le conifere più datate d’Europa.