Speciale, ricco, prelibato, con la sua abbondanza celebra la tradizione di una festa universale e amata da tutti.
di Antonia Pietragrua
Natale 2021, ritorno al passato. E quando si parla di tradizioni, questo vuol dire continuità, certezza, fiducia e speranza nel futuro. Valori che intessono la nostra vita come pilastri, alle volte invisibili, ma solidamente incardinati nella nostra memoria e nella nostra stessa idea di felicità. Che passa anche attraverso profumi, sapori, abitudini, voci, musiche e parole da dire e da ascoltare.
Finalmente possiamo nuovamente trascorrere il Natale con familiari e amici. Tutti insieme per rinnovare il rito e ritrovarci, festeggiare, gustare golosità, chiacchierare, fare e ricevere regali da aprire insieme. E quest’anno sarà anche più bello, più disponibili come ci ritroveremo tutti magari a ridere alle solite barzellette dello zio, a fingere sorpresa davanti all’ennesimo paio di calze o di presine regalati dalla suocera, a bere il temibile liquorino fatto in casa dalla nonna, o a lodare i biscotti simil-mattone dell’amico sperimentatore di ricette.
Ogni Natale, e quest’anno ancora di più, quel tanto di retorica diventa gradevole, quella delle filastrocche, delle canzoni e delle frasi bene auguranti, che fin da piccoli ci sono state insegnate e che amiamo a nostra volta ripetere, soprattutto ai bambini, per vedere nei loro occhi la sincera luce di gioia che viene dal partecipare a un gioco dalle regole liete, in cui tutti vincono e tutti stanno bene.
E agli adulti restano la nostalgia e il rimpianto del miracolo, del bambino che nasce sano e forte in una povera grotta, la madre che sta bene, nonostante il parto in mezzo agli stenti, e il padre che, con l’aiuto delle persone più semplici e generose, provvede a loro con amore. Così dovrebbe andare, così ciascuna vita dovrebbe essere accolta, festeggiata e rispettata, e il miracolo dovrebbe farsi quotidiano. Ognuno di noi lo desidererebbe e, se anche sappiamo che così non è, ogni anno festeggiare la nascita di Gesù di Nazareth ha il compito di ricordarci l’importanza del pensarlo e del crederlo.
Anche l’abbondanza è da sempre un tratto rituale della festa natalizia. A patto che non voglia dire spreco, ma piuttosto prelibatezza, tradizione, specialità, cura e dono che possono esprimersi in una bella apparecchiatura, una pietanza ben preparata, un sugo cotto per ore, un dolce tipico che così lo sappiamo fare solo noi (o il pasticcere da cui lo compriamo).
La regola è sbizzarrirsi. Anche negli addobbi: tiriamo fuori tutto quello che abbiamo e distribuiamolo per la casa, aggiungendo magari quel qualcosa di nuovo che arricchirà il nostro repertorio. Con l’aiuto dei bambini, il risultato sarà ancora più allegro, giocoso e imprevedibile. Palline, luci, festoni e fiocchi colorati o scintillanti, candele, pigne e spighe verniciate, tutto potrà trovare posto senza temere quell’effetto kitsch, che mai come quest’anno è il caso di assolvere con l’allegra disinvoltura di chi vuol dimenticare la festa solitaria e distanziata dello scorso anno.
E poi via con il menu di Natale. Che sia cenone della Vigilia, o il pranzo del 25 dicembre, i piatti della tradizione certo non mancano. In ogni regione ci sono le specialità della festa, radicate di generazione in generazione, e ogni famiglia ha quelle che preferisce o di cui detiene la ricetta con esclusivo segreto di bottega. La tradizione vuole che il cenone sia di magro con piatti a base di pesce e verdure miste, a partire dagli antipasti. Dunque salmone, capitone, alici, gamberi, calamari, orate o baccalà diventano protagonisti di gustosissime ricette come il canapè di salmone affumicato, il capitone in umido, gli spaghetti allo scoglio e il pesce al forno, solo per fare qualche esempio.
Per il 25, invece, il pranzo dovrà essere più ricco e sostanzioso. Dai salumi ai formaggi, dai brodi alle zuppe, dai tortellini alle lasagne, dai fritti alle verdure, dal bollito agli stracotti e agli arrosti, i piatti della cucina italiana a Natale sono davvero moltissimi. C’è solo l’imbarazzo della scelta. Per finire i dolci, con in primo piano gli immancabili panettone e pandoro e tutte le più golose varietà regionali. E con tutto quello che avanza? Una buona idea può essere dividersi quel che resta tra tutti gli ospiti, oppure cimentarsi in quelle ricette che servono per recuperare i ricchissimi avanzi di Natale, e che sono tipiche del giorno di Santo Stefano. Un modo conviviale per non sprecare e per continuare a dare pieno valore alla festa e al nostro banchetto natalizio.