Cura di sé, relax e armonia con la natura. Saperle preparare, conoscerle e berle rappresenta il modo più antico per godere delle preziose proprietà delle piante officinali.
di Antonia Pietragrua
Le tisane sono state una delle prime forme con cui l’uomo ha iniziato ad apprezzare gli effetti benefici delle piante. Notizie storiche sull'uso delle piante per trattare disturbi e malattie risalgono al 3500 a.C. e sono state rinvenute in India e in Cina. Tavolette d’argilla scritte in caratteri cuneiformi del 2600 a.C. hanno portato fino a noi le più antiche testimonianze della pratica medica babilonese con le piante, mentre ricerche storiche confermano che anche gli antichi Egizi le conoscevano e ne utilizzavano i principi benefici.
Nella sua semplicità, la tisana consente di apprezzare al meglio le virtù delle piante medicinali, di cui vengono impiegate sia le foglie e i fiori (parti verdi) sia la corteccia e le radici (parti legnose) secondo un metodo di preparazione che attraversa continenti e popoli diversi, nella ricerca di associazioni che possano raggiungere il giusto punto di equilibrio tra benessere e gusto.
E allora il remedium cardinale, ovvero la sua pianta principale, fornisce il principio attivo terapico, mentre l’adjuvant ha il compito di favorirne l’assorbimento. Accanto a loro, anche se non sempre, c'è il costituens, ovvero il correttore del gusto, che conferisce gradevolezza e mitiga il sapore tendenzialmente amaro delle erbe, e che può essere costituito anche da una o più spezie.
Ma la tisana è anche simbolo di relax: il rito stesso della sua preparazione invita a rallentare, a prendersi una pausa, ad armonizzare il pensiero. Scegliere una tisana come abitudine quotidiana, soprattutto nella stagione fredda, rappresenta una scelta di benessere anche come gesto di cura e attenzione che recupera l’ascolto dei propri bisogni, il tempo per sé e il contatto con la natura.
La selezione delle erbe che la compongono e la loro qualità, derivata da coltivazioni a filiera controllata e tracciabile, è fondamentale per poter trarre il massimo beneficio funzionale dalla bevanda, e ottenere il suo massimo gusto. Ecco alcune erbe che possono essere utilizzate come ingredienti di ottime e gradevoli tisane.
La camomilla è un'erba medicinale secolare conosciuta già nell'antico Egitto, poi in Grecia e a Roma: leggenda vuole che il suo infuso sia stato bevuto dalla Madonna come ricostituente dopo il parto. La camomilla contribuisce al relax e a un riposo migliore, grazie alle sue proprietà antispasmodiche in grado di agevolare il rilassamento muscolare dovute alla presenza dei flavonoidi e delle cumarine.
La liquirizia ha una storia che risale fino all'antico Egitto e alla Cina, dove gli antichi erbari ne riportano tracce fin da circa 5.000 anni fa come prescrizione per la cura della tosse, dei disturbi del fegato e delle intossicazioni alimentari. Perché arrivi in Europa bisogna attendere il XV secolo con la sua introduzione da parte dei frati domenicani. La liquirizia offre al nostro organismo discrete quantità di vitamine del gruppo B, utili per supportare il metabolismo, di vitamina E e di sali minerali. Il potere edulcorante della liquirizia, inoltre, permette una migliore estrazione e assorbimento degli altri componenti della tisana e consente di evitare l’uso di dolcificanti.
La melissa è un'erba aromatica il cui nome deriva dal greco meli (miele), probabilmente dovuto al fatto che il suo profumo attira le api. Si dice che Paracelso consigliasse l'uso della melissa per potenziare la memoria, mentre nel '600 l'acqua di melissa veniva considerata come un vero e proprio rimedio per tutti i malanni: dolori e spasmi, svenimenti e crisi di nervi. Ricca di flavonoidi, la melissa garantisce proprietà carminative e antispasmodiche. È un ottimo sedativo, ma è anche consigliata per contribuire alla cura di emicranie e dolori mestruali.
Il biancospino è una pianta della famiglia delle Rosaceae, che nell’antichità veniva considerata sacra e impiegata per adornare gli altari, in occasione delle cerimonie nuziali e per celebrare danze e riti propiziatori. È un antiossidante naturale, favorisce il sonno ed esplica un’azione sedativa e rilassante. Il biancospino, inoltre, aiuta il sistema cardiovascolare e promuove la digestione.
L'anice verde è originaria dell'Asia e il suo nome, Pimpinella anisum, deriva dal greco anisos, non uguale, per esprimere la somiglianza ma la sostanziale diversità negli effetti con la pianta velenosa della cicuta. Tra le proprietà dell'anice verde c'è quella digestiva per il contenuto di anetolo.
Nel 1610 il missionario agostiniano Emmanuel de Villegas, porta con sé dal Messico una pianta chiamata granadilla e coltivata già da Incas e Aztechi. Il fiore di questa pianta ha delle caratteristiche che gli ricordano subito la passione di Cristo: i filamenti centrali evocano la corona di spine mentre i tre stami ispirano il ricordo dei chiodi con i quali Gesù è stato messo in croce. È il fiore della passiflora. Le sue proprietà ne fanno un ottimo rimedio per combattere l'insonnia, in quanto i flavonoidi che contiene svolgono un'azione sedativa in grado di favorire un sonno fisiologico e tranquillo.
Una leggenda riportata da Ovidio mette in relazione il nome della menta a quello della ninfa Myntha, che venne trasformata in pianta dalla gelosa moglie di Plutone, Proserpina. Al tempo dei Romani le spose intrecciavano i fusti della pianta di menta nelle corone nuziali per risultare gradite agli sposi. Questa pianta, grazie al suo alto contenuto di polifenoli, esercita un’azione rinfrescante, antisettica, balsamica e carminativa.
L'ortica, pianta erbacea perenne, originaria dell'Asia occidentale e dell'Africa, e appartenente alla famiglia delle Urticaceae, viene da sempre utilizzata nella medicina popolare per le sue proprietà diuretiche, astringenti e rinfrescanti. Consigliata anche in convalescenza, l’ortica è ricca di sali minerali e favorisce la eliminazione dei liquidi in eccesso, esercita un’azione antiinfiammatoria e stimola il sistema immunitario, anche grazie alla presenza delle vitamine A, C e K.
Le tisane rappresentano una sana abitudine che racconta di uno stile di vita attento alla natura e al rispetto dell’ambiente. Può essere dunque utile sapere che le bustine, una volta consumate, si prestano ancora a una molteplicità di usi, cosmetici e casalinghi.
Con l'aggiunta di qualche goccia di olio essenziale, una volta asciugate, possono per esempio diventare un deodorante naturale per armadi e cassetti. Ancora umide possono, invece, essere usate per fare impacchi riposanti e rinfrescanti per la pelle del viso e, appoggiate sotto gli occhi, contribuiscono a creare una piacevole sensazione di relax. Infine, sono ottime anche per concimare le piante: basta lasciare asciugare i filtri e aprirli, mescolando il contenuto con il terreno per fertilizzare le piante del terrazzo o del giardino.