PROVENIENTE DALL’ANTICA GRECIA, FU A LUNGO CONSIDERATA UN UTENSILE DA UTILIZZARE SOLO NELLE CUCINE E MAI SULLE TAVOLE. C’È ANCHE CHI L’ACCUSAVA DI ESSERE “STRUMENTO DEL DEMONIO”. FINO A QUANDO...
di Giancarlo Sammartino
Oggi non concepiremmo nemmeno lontanamente di farne a meno, ma se risaliamo indietro nella storia, scopriamo che non è stato facile decidere di usare la forchetta a tavola. Venuta molto dopo cucchiaio e coltello, la forchetta è stata a lungo considerata un utensile adatto per la cucina e non certo per la tavola, dove era ritenuto volgare usarla, al punto che per un lungo periodo fu finanche accusata di essere “strumento del demonio”.
L’origine della forchetta non è chiara, probabilmente serba, forse bizantina ma comunque mediterranea. Nell’antica Grecia troviamo il suo antenato, il “forchettone”, utensile a due soli rebbi (si chiamano cosi i denti della forchetta), utilizzato principalmente per servire il cibo a tavola.
Con le invasioni barbariche e la conseguente caduta dell’Impero Romano, l’uso della forchetta scompare, per poi riapparire in Italia, reintrodotta dai veneziani.
Intorno all’anno Mille, la troviamo a Venezia, Pisa e Firenze, sulle tavole di borghesi e mercanti, ma mai su quelle dei nobili, perché nelle corti vigeva ancora l’etichetta tradizionale che imponeva di mangiare con le mani, con tre dita coperte dai ditali per non sporcarsi o scottarsi.
In Francia le forchette furono portate dalla corte di Caterina de’ Medici, tra l’altro disegnate dall’orafo Benvenuto Cellini. Ma si trattava ancora di antenati dell’odierna forchetta: erano a due o tre rebbi, più lunghe e comunque sempre da utilizzare in cucina.
La storia, o leggenda, non si sa, racconta che fu una principessa bizantina a Venezia a rompere la consuetudine e ad apparecchiare, per la prima volta, una forchetta a tavola, guadagnandosi così addirittura una scomunica dal vescovo San Pier Damiani che giudicò l’uso “un lusso diabolico” e una “raffinatezza scandalosa”, dato che nell’immaginario cristiano la forchetta veniva usata dal Diavolo, forse per la sua somiglianza con il forcone. Bisognerà aspettare fino al Cinquecento per sdoganare la forchetta come utensile da tavola con pari dignità di cucchiaio e coltello, e il 1770 per usarla nella sua versione odierna a quattro rebbi, opera del ciambellano di corte Gennaro Spadaccini che la fece trovare sulla tavola di re Ferdinando II a Napoli, che pare fosse un gran consumatore di maccheroni. Certamente infilzare la pasta con la forchetta era molto più comodo.
Oggi la forchetta ha anche un suo museo, a Milano (in Via Bergognone 3), un piccolo spazio “insolito”, dove viene rivista e reinterpretata in mille modi diversi e straordinariamente creativi (dalle sculture alle moderne e buffe interpretazioni).