Quando disagio sociale e solitudine sono casi da risolvere

Pubblicato il 28/02/22
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Empatica e generosa, caotica e affascinante, l’assistente sociale napoletana, nata dalla penna di Maurizio de Giovanni, e interpretata da Serena Rossi, per la regia di Teresa Aristarco, tornerà presto sugli schermi con la seconda serie. Abbiamo chiesto al suo primo libro di raccontarci qualcosa di lei.

di Antonia Pietragrua


A tracciare un bilancio della vita di Mina, potrebbe andare meglio.

A quarantadue anni era sola, e viveva ancora nella cameretta di quand’era ragazzina. Un matrimonio fallito alle spalle, una passione sociale che aveva fortemente voluto diventasse una professione, che peraltro non le avrebbe mai consentito una brillante carriera, né tantomeno l’indipendenza economica che aveva millantato.


Il rapporto con la madre Concetta non è dei più sereni.

Tra sé e sé dava a Concetta un nome: il Problema.


Oltre al Problema Uno, esiste anche il Problema Due.

Perché Mina era l’incerta, insicura portatrice di un meraviglioso davanzale che non si rassegnava alla quinta misura di reggiseno contenitivo nel quale cercava di costringerlo da quando aveva 16 anni…. Non che per il resto Mina fosse brutta, anzi…. I capelli lucidi e corvini, gli zigomi alti, gli occhi neri e profondi meritavano sicuramente attenzione: ma il Problema Due, quello era assolutamente unico.


La maggior parte del tempo lo trascorre nel suo ufficio al consultorio Quartieri Ovest.

Il consultorio aveva sede in un fatiscente palazzo alla fine di un fatiscente vicolo, con un paio di fatiscenti negozi al piano terra e un fatiscente androne buio, al cui angolo c’era una fatiscente guardiola che avrebbe, per coerenza, dovuto ospitare un fatiscente portinaio. La continuità era interrotta proprio dalla personalità del titolare del ruolo, in clamorosa controtendenza con il luogo…


Per fortuna, come collega, c’è il dottor Domenico Gambardella, per gli amici Mimmo.

Mina ricordava quando se lo era ritrovato davanti, improvviso come un raggio di sole e identicamente abbagliante, una borsa in mano e un camice nell’altra, impacciato, spettinato e affascinante come un cucciolo randagio…


C’è sempre anche l’ex marito Claudio De Carolis, magistrato, a cui Mina può ricorrere in caso di bisogno.

De Carolis non era di quelli che voleva la scorta, anche per questo aveva scelto di evitare un certo tipo di indagini, preferiva occuparsi dei delitti passionali, gli scoppi d’ira, le violenze morali, le schiavitù domestiche.


Senza contare l’aiuto che riceve dalle sue tre più care amiche d’infanzia, Greta, Luciana e Delfina.

Spesso Mina aveva coinvolto le amiche per dare una mano a chi si trovava, nell’area del consultorio, con le spalle al muro. La competenza professionale di Greta, le conoscenze altolocatissime di Delfina e, con maggiore riluttanza, i soldi di Luciana erano spesso risorse che si rivelavano risolutive.


La vera forza di Mina proviene dal sentirsi vicina a tutte quelle persone che, anche in condizioni difficili, non si arrendono mai.

Decine, centinaia di persone che affrontavano a muso duro una nuova giornata dall’esito per i più molto incerto. Una battaglia quotidiana contro un destino che sembrava segnato. La voglia di riguadagnarsi una possibilità, scavando a mani nude nella roccia del pregiudizio e dell’egoismo.