La forma del vino

Pubblicato il 26/02/21
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Calice di vino bianco

Il verdicchio è un vitigno a bacca bianca coltivato quasi esclusivamente nelle Marche, utilizzato di solito in purezza per produrre vini sia di pronta beva che molto strutturati e longevi. Alcuni produttori lo impiegano anche per produrre spumanti e vini passiti. Il nome del vitigno deriva dal colore tipico dell’acino, che conserva una bella sfumatura verde anche quando è completamente maturo.

È ritenuto un vitigno autoctono delle Marche, dove le prime testimonianze di coltivazione risalgono al Cinquecento, e dove fu forse importato da coloni veneti (un’origine che sarebbe spiegata dalle notevoli somiglianze fra il verdicchio e il trebbiano di Soave). Le principali zone di coltivazione sono l’area di Matelica, in provincia di Macerata, e quella dei Castelli di Jesi, in provincia di Ancona: in queste zone si producono gli omonimi vini, entrambi nelle due declinazioni doc e docg. Il Verdicchio dei Castelli di Jesi ha in genere più corpo rispetto al Verdicchio di Matelica, che per parte sua è solitamente più ricco dal punto di vista olfattivo. Il verdicchio è coltivato anche in altre zone delle Marche, dell’Abruzzo e dell’Umbria, ma al di fuori delle zone di Matelica e dei Castelli di Jesi tende a perdere le sue caratteristiche più tipiche e a far emergere alcuni difetti.

 

Verdicchio: un vitigno versatile

Si tratta di un vitigno versatile, adatto a tecniche di vinificazione anche molto diversificate. Associato storicamente a una versione molto fresca e di facile beva, adatta a piatti di pesce e verdure e lanciata negli anni Sessanta anche grazie a una indovinata campagna pubblicitaria e a una bottiglia originale, l’“anfora” ispirata ai vasi greci, negli ultimi anni grazie alle cure più avanzate a cui viene sottoposto in vigna e in cantina il verdicchio dà uve di grande qualità che si trasformano in vini di alto livello con una buona acidità, un’ottima struttura e un tenore alcolico elevato. Questi vini “evoluti” presentano profumi floreali e fruttati di notevole complessità e raffinatezza oltre a significative note minerali, in particolare con un tipico sentore di pietra focaia al naso, e con un finale gradevolmente amarognolo in bocca. Si ottengono risultati di rilievo anche con la vendemmia tardiva.

Quanto agli abbinamenti dei vini da verdicchio, quello più tradizionale è con il pesce di tutte le qualità e in tutte le possibili versioni; il verdicchio dà ottimi risultati anche con gli antipasti tradizionali a base di salumi delicati, con i primi di pasta fresca e crostacei, con i risotti e gli sformati a base di verdure, con le carni bianche, con i funghi, con i fritti di carne, con i formaggi di media stagionatura e, nel caso delle vendemmie tardive, anche con i formaggi molto stagionati o erborinati.

 

 

 

Foto di Celina Albertz da Unsplash